Protesta a Fiumicino di oltre 1000 lavoratori che aspettano l’assunzione da anni: «Mini contratti e poi ci mandano via»
ROMA – L’esercito dei precari di Alitalia dice basta. Sono poco più di 1100, lavoratori che fin dal 2005, attendono una stabilizzazione che non però non arriva mai. Gioevdì si sono dati appuntamento all’aeroporto di Fiumicino, per la prima di molte giornate di lotta, dopo anni di silenzio, di denunce mai fatte per timore di essere cancellati, da quello che è diventato il serbatoio dei precari della compagnia di bandiera italiana. Sono operai di pista, addetti al check-in o agli imbarchi, che lavorano però solo con contratti a tempo determinato. Un vero e proprio «sistema», in cui confluiscono ad ogni ondata di assunzioni, nuovi giovani che vanno incontro ad un futuro incerto. Vite in bilico, come quella di David Marini, uno degli «anziani», di quelli che in Alitalia, c’è entrato ben otto anni fa.
UNA POLTRONA PER TRE – «Ti chiamano per lavorare per quattro o sei mesi, poi il tuo destino è ignoto. – racconta circondato dai colleghi, riuniti in assemblea di protesta proprio di fronte gli hangar Alitalia, nell’area tecnica dello scalo romano del Leonardo Da Vinci – Possono riconvocarti dopo quindici giorni come dopo altri sei mesi. E il gioco si ripete con tutti i nuovi assunti». In pratica, un solo posto di lavoro diviso per tre persone, che a rotazione lo ricoprono nell’arco dell’anno. Chiedono un confronto con l’azienda, un piano serio di stabilizzazioni, uno stop alla crescita inesauribile del bacino di precarietà. «Otto anni di questa vita di inferno che ora con un bambino mi si complica ancora di più. – spiega Sabrina Giammarioli, neomamma, altra dipendente a ‘orologeria’ di Alitalia – Parliamo di lavori usuranti, di gente che respira il cherosene degli aerei sulle piste, che lavora di notte per anni senza uno straccio di certezza, senza sapere se il lavoro tra un mese ce l’avrai ancora».
LA CARICA DEI PRECARI – Storie simili di padri che non sanno come pagare il mutuo, come Andrea Santini, 36enne di Roma, o come mantenere la moglie disabile al 100% e un figlio di tre anni, come Alessandro Salsano, 31enne precario dal 2010. Ora la mobilitazione è sbarcata anche sulle pagine di Facebook, con la creazione di una pagina intitolata «Precari Alitalia Fiumicino». «Macelleria sociale, – la definisce Fabio Frati della Cubtrasporti – appoggiamo la mobilitazione del comitato dei lavoratori e ogni futura manifestazione di protesta. Non abbiamo mai condiviso accordi con l’azienda che portassero a creare una simile piaga del precariato. Un’azienda che, ricordiamo, è stata salvata dal Governo con i soldi pubblici, di tutti. Fondi dello Stato come le indennità di disoccupazione che percepiscono questi precari quando vengono lasciati a casa».
Valeria Costantini
4 ottobre 2012
(Corriere della Sera)
(Fonte: Aeroporti-Italiani)