di Mauro Evangelisti
I sindacati sono preoccupati perché l’impatto più forte, sul fronte occupazionale, per il nuovo pacchetto di esuberi di Alitalia sarà su Roma e il Lazio. Osserva Claudio Di Berardino, segretario regionale della Cgil: «Ricordiamoci che ieri è arrivato anche il macigno per i 3.500 lavoratori della vecchia Alitalia, che hanno terminato la cassa integrazione e sono finiti in mobilità. Altri settecento, con la nuova Alitalia, con la Cai per capirci, sono in cassa integrazione dall’anno scorso. Bene, oggi Alitalia presenterà il nuovo piano industriale: già si parla di un migliaio di esuberi. Chiediamo alle istituzioni di affrontare questa emergenza, ma ci troviamo con al Regione ormai senza un guida».
Nel dettaglio: per oggi Alitalia ha fissato un incontro con i sindacati nel corso del quale presenterà il nuovo piano industriale. Dalla compagnia, anche nei giorni scorsi, l’ad Andrea Ragnetti ha ripetuto che sarà comunque un piano di rilancio, che l’azienda è divenuta efficiente e sta migliorando load factor (la percentuale di riempimento degli aerei è attorno all’80 per cento) e puntualità. Ma a causa della crisi del settore che è anche conseguenza della crisi globale il raggiungimento di un margine operativo positivo quest’anno non ci sarà ed è stato ipotizzato solo per il 2013. Non è però mai stata negata la necessità di una maggiore produttività, anche se quando si parla di esuberi si ridimensiona quella cifra complessiva a qualche centinaia, che dovrebbe significare 700. Come si otterrà quel risultato? L’obiettivo che si comincerà a inseguire da oggi è un accordo con i sindacati per trovare una forma indolore (o più correttamente meno dolorosa) per questa operazione. Ma Ragnetti lo ha già detto altre volte: bisogna aumentare i ricavi. E ad agosto, in un altro incontro con i sindacati, aveva ventilato misure «inevitabili» all’insegna del rigore.
«A noi preoccupa – ribatte però Di Berardino – che non si parla più di investimenti. Soprattutto sul lungo raggio, i voli su cui si può davvero guadagnare». I dati sul traffico di Fiumicino nei primi otto mesi del 2012 raccontano, ad esempio, che sui voli nazionali c’è stata una flessione che sfiora il 7 per cento dei passeggeri. Riguarda tutte le compagnie, ma è evidente che al Leonardo da Vinci la fetta più importante dei voli nazionali (che pagano la concorrenza dell’Alta velocità di Trenitalia e Italo) è di Alitalia. Ieri la Fit Cisl ha diffuso una nota molto dura sull’incontro di oggi: «Ci verrà presentato un altro piano di ridimensionamento, non un piano industriale per il futuro. Questo è il punto. Perché dovremmo condividere una nuova azione che scarica sugli ammortizzatori sociali italiani, pagati dalle tasse degli italiani, se non è chiaro quale atteggiamento hanno e avranno gli azionisti? Escono i patrioti a gennaio? Probabile. Quindi Air France, alle prese anch’essa con grandi problemi potrà passare all’aumento del suo attuale 25 per cento con pochi sforzi e relativamente poco investimento». Ancora: «Non siamo d’accordo ad ulteriori ridimensionamenti per basare il business sulla Linate-Fiumicino mentre si chiudono d’inverno i voli intercontinentali per lasciare spazio all’alleanza. Torniamo all’interrogativo: gli azionisti ci saranno ancora e vogliono investire per una compagnia non solo domestica?».
E mentre nella nuova Alitalia sindacati e dipendenti attendono il piano che sarà presentato questa mattina, per i 3.500 della vecchia Alitalia, che dopo quattro anni di cassa integrazione da ieri vedono nel loro futuro altri tre anni di mobilità e poi più nulla, cresce l’apprensione. Nei giorni scorsi ha presentato un’interrogazione il parlamentare del Pd, Enrico Gasbarra. Si tratta di personale tra i 40 e i 50 anni per i quali non è facile una ricollocazione. «Abbiamo scritto una lettera – raccontano alcuni di loro – ai sindacati per chiedere che non si dimentichino di noi e degli accordi che furono presi. Ma se davvero saranno proposti altri settecento esuberi diviene difficile nutrire ancora speranze».
(Il Messaggero)
(Fonte: Aeroporti-Italiani)