Tra Bergamo e Roma, INPS e governo si muovono per assoggettare al fisco italiano le compagnie aeree comunitarie che creano proprie basi sul territorio nazionale. Ryanair e le altre compagnie con lo stesso modello operativo dovranno, insomma, pagare le tasse italiane e perderanno un vantaggio competitivo nei confronti delle società nazionali. La contestata legge di stabilità introdurrà infatti una nuova definizione di territorialità basata su un duplice criterio di attività condotta «in modo stabile, abituale e continuativo» con «lavoratori subordinati che vi lavorano, vi prendono servizio e vi ritornano dopo lo svolgimento della propria attività». La definizione, che dovrebbe valere già per l’anno in corso, richiama quella introdotta a livello comunitario nel giugno 2012 e che, come dice la stessa Ryanair, porterà «i nuovi assunti» a pagare «in futuro i loro contributi sociali nel paese dove cominciano e finiscono la propria giornata lavorativa» anziché in Irlanda.
Ma è un cambiamento solo parziale, perché per tutti gli altri dipendenti la low cost intende continuare con la propria interpretazione (aereo irlandese, contratto irlandese). Il portavoce Stephen McNamara ha anzi dichiarato «false» le accuse di evasione dei contributi sociali formulate dalla procura di Bergamo, aggiungendo di aver vinto cause in Belgio, Germania e Spagna. «Le autorità italiane devono rispettare queste leggi sull’impiego dell’Unione Europea, che hanno la precedenza sulle affermazioni inesatte dei procuratori locali in Italia.» L’affermazione non è del tutto corretta, dato che in Francia la magistratura ha assunto da tempo una posizione ben diversa, al punto da indurre la compagnia irlandese a chiudere le proprie basi in quel paese. Né si può dimenticare che l’azione di Bergamo per l’ipotesi di aver evaso 12 milioni di euro dal 2006 a oggi è penale, mentre altre indagini analoghe – come quella in corso a Pisa, peraltro ferma da due anni – hanno natura amministrativa.
Su quel fronte sinora Ryanair ha avuto spesso ragione anche in Italia, dove peraltro – secondo quanto dichiarato dal sottosegretario Guido Improta all’edizione di Bergamo del Corriere della Sera – sarebbero ben 315 le sanzioni ENAC non pagate da Ryanair negli ultimi quattro anni a seguito di violazioni alle norme di assistenza, riprotezione e rimborso ai passeggeri per voli in ritardo o cancellati.
(Fonte: Dedalonews)