Incidente aereo P-92 ad Agrigento (2). Servizio e potere
Roma, Italia – Due termini spesso confusi da chi è chiamato a dirigere nel pubblico
(WAPA) – Incidenti. Sevizio&potere
Il suo nominativo radio era I-6935, ala alta, livrea blu e gialla, modello P-92, aereo ultraleggero prodotto da Tecnam di Capua in centinaia di esemplari. E’ precipitato nell’agrigentino su una strada statale fortunatamente in manutenzione, uccidendo sul colpo il pilota.
Le immagini impietose del relitto denunciano che il pilota non ha potuto evitare quella strada. E’ caduto quasi verticale, fuori controllo: se ci fosse stato traffico sarebbe stata una tragedia. Difficile si tratti di un problema tecnico, più probabile un errore del pilota che secondo un testimone oculare avrebbe urtato dei fili. Un segno evidente di una carenza “culturale” che porta ad una sovrastima delle proprie capacità e ad una sottovalutazione dei rischi di certi tipi di volo (bassissima quota).
Pochi giorni fa AVIONEWS aveva dato notizia di un incidente sulle montagne del bergamasco: un elicottero “ultraleggero” precipitato tra gli sciatori. Una tragedia sfiorata senza che dall’Aero Club d’Italia (Aeci), ente che dovrebbe disciplinare il volo ultraleggero, si prendesse alcuna iniziativa perché il responsabile dell’ente, condannato in dicembre in primo grado a tre anni di reclusione per peculato ed all’interdizione dai pubblici uffici, rimane al suo posto con il beneplacito silenzioso dei ministeri incaricati di vigilare.
Quella di oggi è dunque l’ennesima tragedia mancata da un ultraleggero per la quale non ci sarà alcuna inchiesta perché mancano dei danneggiati.
Eppure, dicono gli esperti, in un incidente aereo ci sono “cause immediate” attribuibili al pilota o al velivolo e “cause latenti” dovute a fattori organizzativi e gestionali. Per gli ultraleggeri l’ente gestionale è l’Aero club d’Italia, che ogni anno incassa oltre 1 milione di Euro di tasse da piloti e proprietari. Lo stesso Aeci che per decine di anni ha chiuso più di un occhio su mezzi e piloti ultraleggeri per non uccidere la gallina dalle uova d’oro.
Controlli minimi, formali, inadeguati se, nonostante il calo delle ore volate dovuto alla crisi (si stima oltre il 30%), ogni anno il numero di morti ed incidenti rimane lo stesso.
Potere e servizio: due termini spesso confusi da chi è chiamato a dirigere nel pubblico. Quasi vent’anni fa quando Giuseppe Leoni arrivò alla poltrona di commissario dell’Aero club era animato da feroci intenzioni: leghista della prima ora, amico fraterno di Bossi, convinto assertore del binomio “Roma-ladrona”, firmatario di una proposta per cancellare l’Aero Club d’Italia, ha trovato poi utile e piacevole dirigerlo, ora come presidente ora come commissario. Interpellata dal ministero dei Trasporti, l’Autorità nazionale Anticorruzione, a firma del Dr Cantone, ha chiarito che la decorrenza della sospensione di Leoni scatta dal momento in cui “l’autorità ha avuto notizia della sentenza” (14 dicembre).
Eppure, con l’indifferenza e l’ignavia di certi personaggi del Gattopardo, tutti sembrano non vedere.
Intanto, per legge, tutti gli atti prodotti dall’ente sono invalidi con uno spreco di soldi pubblici che certo non giova; sulla sicurezza dei voli degli ultraleggeri si vigila sempre meno e gli sport aeronautici italiani battono il passo. I ministeri non parlano in attesa forse di concordare sul nome di chi dovrà far vedere che si “cambia perché nulla cambi”.
Avanti cosi, fino al prossimo incidente…
Sull’incidente vedi anche la notizia pubblicata da AVIONEWS.
(Avionews)
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(Fonte: Avionews.com)