A Volandia atterra l’aereo del volo di D’Annunzio su Vienna
Realizzato da un appassionato di Vasto, il biplano SVA5 è la riproduzione del velivolo appartenuto al Maggiore Giordano Bruno Granzarolo, che volò sulla capitale dell’Impero austroungarico nel 1918. È una delle novità del museo vicino a Malpensa
A Volandia “atterra” l’aereo del volo di D’Annunzio su Vienna: è stato inaugurato nella mattina di sabato 4 febbraio 2023 il nuovo velivolo della collezione, che riproduce proprio uno dei velivoli che sorvolarono la capitale dell’Impero, invitando gli austroungarici alla resa.
È una bella acquisizione per il museo del volo vicino a Malpensa, resa più preziosa dalla particolare genesi: si tratta infatti di una replica (scala 9/10, dunque leggermente ridotta) realizzata nel 2001 dal prof. Antonio Angelucci di Vasto, con 8mila ore di lavoro, impiegando le tecniche costruttive e i materiali aeronautici (legni, colle, tele, vernici, tubolari in leghe metalliche leggere) utilizzati per la costruzione dell’esemplare originale, il n. 11721, oggi conservato al Museo dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle.
L’aereo realizzato da Angelucci è stato esposto in numerose mostre in tutta Italia e ha partecipato alla parata del 2 giugno, Festa della Repubblica, a Roma nel 2014. «Volandia è infinitamente grata al figlio di Antonio Angelucci, Giuseppe, che ha voluto donare questo splendido esemplare a Volandia, dandoci l’opportunità di esporlo al pubblico di appassionati che ogni anno visita il museo», ha dichiarato Luciano Azzimonti, Vicepresidente di Volandia.
Lo SVA5 è stato assemblato e preparato per l’esposizione da una “squadra” dei volontari dell’Associazione Amici di Volandia, ed è la prima di una serie di novità che verranno presentate al museo nel corso delle prossime settimane.
L’SVA era un velivolo da caccia, ricognizione e bombardamento, monomotore, biplano, monoposto a struttura mista. Molto veloce ed innovativo sotto il profilo della tecnica aeronautica, fu tra i primi aerei di concezione e costruzione interamente italiana. L’acronimo “SVA” deriva dalle iniziali dei cognomi Savoia e Verduzio, gli ingegneri che lo progettarono, e Ansaldo, la ditta che lo costruì in circa duemila esemplari a partire dal 1917.