l Governo italiano ha ribadito quanto più volte espresso dalla Commissione europea: non c’è continuità fra il vettore aereo ITA Airways e l’ex-compagnia Alitalia in amministrazione straordinaria. Parole che servono a rassicurare in parte i sindacati, ma soprattutto lo stesso Gruppo dell’aviazione Lufthansa, dopo che il Tribunale di Roma ha disposto il reintegro di alcuni lavoratori dell’azienda tricolore, respingendo però il ricorso di tanti altri.
Il Consiglio dei ministri, presieduto dal premier Giorgia Meloni, ha messo nero su bianco “Disposizioni di interpretazione autentica in materia di cessione di complessi aziendali da parte di aziende ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria”.
Nel documento si legge: “In coerenza con l’articolo 5 paragrafo 1 della Direttiva 2001/23/CE del Consiglio, del 12 marzo 2001, l’articolo 56, comma 3-bis, del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270 si interpreta nel senso che si intendono in ogni caso operazioni effettuate in vista della liquidazione dei beni del cedente che non costituiscono trasferimento di azienda, di ramo o di parti dell’azienda agli effetti previsti dall’articolo 2112 del Codice civile, le cessioni poste in essere in esecuzione del programma di cui all’articolo 27 comma 2 lettere a) e b-bis) del medesimo decreto legislativo, qualora siano effettuate sulla base di decisioni della Commissione europea che escludano la continuità economica fra cedente e cessionario”.
L’obiettivo è quello di fare chiarezza sul “contrasto giurisprudenziale” emerso dall’esito dei ricorsi dei cassintegrati dell’ex Alitalia. L’esecutivo, in pratica, ribadisce che nonostante le sentenze discordanti (841 ricorsi respinti, ma 244 persone da assumere), Bruxelles ha deciso che non c’è continuità economica (ovvero cessione di ramo d’azienda) tra ITA ed Alitalia, quindi i togati italiani non si possono appellare all’articolo 2112 del Codice civile italiano, relativo alla “continuazione del rapporto fra lavoratore e cessionario”.
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