La crisi dell’efficienza del trasporto aereo statunitense ha raggiunto oggi il suo apice. In realtà il fenomeno va avanti già da qualche anno, ma mai come oggi si è registrato un numero così elevato di voli cancellati e rinviati. È quanto emerge dal monitoraggio dei primi otto mesi dell’anno da parte dell’Ufficio dei Trasporti, con un milione di voli in ritardo, un collegamento aereo su quattro: il 22,33% dei voli da gennaio ad agosto.
Si tratta del dato peggiore mai registrato negli ultimi 16 anni. Una situazione preoccupante destinata a peggiorare nella settimana del Ringraziamento (23 novembre), quando si stima che viaggeranno circa 30 milioni di americani. Anche considerando l’attuale qualità dei servizi negli Stati Uniti. Tant’è che secondo gli analisti questa non sarà un’opportunità economica per le aziende, ma un ulteriore problema.
Anche perché già oggi si registrano numerosi ritardi dovuti alle cattive condizioni meteorologiche, alla cronica carenza di personale aeroportuale, alle collisioni mancate negli aeroporti e ai problemi nella catena di fornitura dei componenti aeronautici. A rendere il servizio ancora più problematico è l’aumento del prezzo medio dei biglietti aerei da prima a dopo la pandemia (da 357 a 391 dollari). Insomma, gli americani non devono far altro che incrociare le dita.