Aerei ed elezioni. Leonardo-Finmeccanica ed Eni, e i soldi per la corsa alla Casa Bianca
Roma, Italia – Possono aziende ad interessa statale foraggiare campagne elettorali di paesi stranieri. Un interessante articolo de “L’Espresso” ci svela che lo si fa…

(WAPA) – Lo scrivevava ieri “L’Espresso” online: la campagna elettorale degli Stati Uniti “Non coinvolge solo aziende statunitensi, ma anche gruppi italianissimi”, come il colosso aerospaziale Leonardo-Finmeccanica e l’Eni, Ente nazionale idrocarburi.
La corsa alla Casa Bianca dunque non solo giocata sulla scacchiera della politica, ma muovendo anche le pedine dell’industria e dell’economia internazionale in un “Paese in cui i candidati, i loro comitati ed i partiti di riferimento vivono di donazioni”, si legge ancora. Insomma io dò qualcosa a te e tu darai qualcosa a me (se sarai eletto)?
Nulla da obiettare se a donare è un privato che dei suoi soldi fa quel che gli pare.
Tutto da obiettare quando a farlo è un’azienda il cui maggiore azionista è lo Stato: nel caso di Leonardo-Finmeccanica il ministero dell’Economia e delle Finanze. Nel caso di Eni invece il capitale è statale per il 30% (così ripartito: per il 20,31% del ministero dell’Economia e delle Finanze, e per il 9,99% della sua controllata Cassa Depositi e Prestiti SpA), il restante è nelle mani di azionisti varii.
L'”Espresso” consultando i dati relativi a questa campagna elettorale prodotti dal Center for responsive politics (Crp) con sede a Washington (uno dei più quotati gruppi di ricerca che diffondono online i dati relativi alle corse elettorali, e cioè i resoconti -pubblici- del denaro ricevuto dai candidati), ha scoperto che a finanziare la campagna di Donald Trump sono anche gli italiani.
Come? Attraverso aziende private e floride i cui capitani sono consapevoli del danaro devoluto, ma anche attraverso aziende pubbliche, come appunto Leonardo-Finmeccanica.
Può un’azienda per la maggior parte statale finanziare con danaro pubblico questo o quel candidato in corsa alla presidenza di un Paese straniero, senza che gli azionisti di maggioranza, gli italiani, ne siano consapevoli ed approvino?
Stessa cosa dicasi per Eni, che annovera fra i suoi azionisti appunto il ministero dell’Economia e la Cassa Depositi e Prestiti.
E’ vero che i risultati di questa sofferta sfida elettorale avranno ripercussioni sul resto del mondo a qualsiasi livello, anche economico-industriale, Ma è pur vero che è una partita che non deve essere giocata al di fuori dei confini nazionali se parliamo di finanziamenti pubblici. E non ci scordiamo che il popolo italiano seppur inascoltato chiede a gran voce che venga rivista la questione dei finanziamenti pubblici ai partiti. Roba di casa nostra… Si sognerebbero mai di voler finanziare roba di casa d’altri?
Bene, i poco più di 700 mila dollari erogati da Microsoft. Niente da obiettare nemmeno sui soldi donati dal Gruppo Walt Disney, piuttosto che da Facebook Inc, da Hewlett-Packard o da Ralph Lauren Corp, ma che dire dei soldi italiani fossero anche pochi spiccioli?
Riportiamo integralmente da “L’Espresso”: “Se l’Eni SpA ha contribuito all’intero ciclo elettorale 2016 solo con una modesta spesa di 39.000 dollari in lobbying, devolvendo ad Hillary Clinton e Donald Trump cifre minuscole -117 dollari alla candidata democratica e 222 al repubblicano- l’impegno di Finmeccanica ha raggiunto quote più consistenti.
294.618 dollari di contributi diretti e 865.000 di lobbying nel solo 2016, cifra inferiore a quella spesa nell’anno precedente, pari a 1.375.000 dollari: queste le cifre relative al Gruppo guidato da Mauro Moretti e Gianni De Gennaro. 7523 dollari sono andati ad Hillary Clinton, mentre Donald Trump ha ricevuto donazioni dirette per 930 dollari. La grafica fornita dal Center for Responsive Politics mostra che -nonostante la donazione alla candidata dem sia stata più pesante- il totale speso a supporto dei candidati repubblicani sia nettamente maggiore rispetto alle cifre devolute ai democrats”.
Capiamo bene che quando “cambia un papa e se ne fa un’altro”, guadagnare i suoi favori potrebbe essere un beneficio. Capiamo anche che come dice l’analista Marcus Weisgerber sulle pagine del giornale italiano “E’ plausibile aspettarsi che ad un’eventuale vittoria di Donald Trump segua lo spostamento delle commesse per la produzione di armamenti dagli Stati Uniti all’Europa; potrebbe accadere che commesse provenienti dal Medio-Oriente siano rivolte a aziende come l’inglese BaE Systems e l’italiana Finmeccanica”.
Capiamo pure che l’Italia non è la puritana America, dove la non trasparenza non viene tollerata, e dove chi ha pendenze, processi o passati giudiziari lascia la poltrona e se ne va a casa. Noi siamo più accondiscendenti e lo vediamo anche dalle vicende giudiziarie di alcuni nostri politici dalla gran faccia tosta, siano queste tollerate od imposte poco cambia.
Sta di fatto che siamo curiosi di leggere se e come figurano queste donazioni nei bilanci di Leonardo-Finmeccanica e di Eni…
Vedasi anche notizia AVIONEWS.
(Avionews)
(Cla/Mos)
(Fonte: Avionews.com)