Roma, Italia – Secondo un esperto incontrato da Naviganti.org, le responsabilità della “Politica” sono decisive.
(WAPA) – A distanza di circa un anno da quando alla commissione Trasporti del Senato venivano evidenziati i problemi di Alitalia, che consistevano in un posizionamento strategico altalenante tra tariffe promozionali da vettore “low cost” e una struttura di costi e personale da “global carrier, un piano industriale insufficientemente orientato alla visione complessiva di politiche di settore, alleanze, ricapitalizzazione, posizionamento strategico e pianificazione operativa, il tutto di difficile attuazione nel passaggio da “Piano” a “Progetto” industriale, il nuovo ad Alitalia Gabriele Del Torchio si trova alla vigilia della presentazione dell’ennesimo “Nuovo” piano industriale.
Naturalmente, non possiamo che augurarci che il piano di Del Torchio funzioni e che finalmente il più grande bacino interno europeo di traffico per posti offerti, possa agire pienamente con le sue potenzialità.
Abbiamo incontrato un esperto di trasporto aereo che ci ha chiesto l’anonimato, per fare il punto per i lettori di Naviganti.org, sulla situazione di Alitalia alla vigilia della presentazione del “Piano”.
Ma, insomma, ci chiediamo, l’Alitalia riuscirà ad uscire da questo stato di crisi che si prolunga ormai da troppo tempo?
Secondo il nostro interlocutore: “Alitalia indubbiamente per uscire dalla crisi in cui si trova dovrà lavorare su molte componenti che formano complessivamente il ‘Business’ del trasporto aereo; non si dovrebbe però dimenticare che si trova ad agire in uno scenario economico generale del Paese già molto compromesso. Riuscire a prendere la via della crescita e della redditività in questa situazione, è come nuotare controcorrente e la corrente, purtroppo, si fa sempre più impetuosa”.
“I problemi che affliggono Alitalia, sono quelli comuni a molte aziende italiane che si trovano ad affrontare il tanto invocato ‘Mercato’ con un braccio legato.
Costo complessivo del lavoro, maggiore in Italia che nel resto d’Europa, proibitivi livelli di tassazione, completa assenza a livello politico, di strategie complessive di settore, difficile accesso al credito, e per ultimo, ma da mettere al primo posto, i costi che inducono nel sistema, la completa resa da parte della politica agli interessi europei”.
“Non del Parlamento, della Commissione europea, che sembra essere ormai un organismo autoreferente che non si capisce bene a chi risponda, fatto che si traduce in una azione normativa in numerosi campi, non solo quelli propriamente tecnici, che non tengono conto degli interessi italiani. Purtroppo in questi ambiti, siamo male e poco rappresentati”.
Certamente il bandolo della matassa, pur in condizioni così difficili, dovrà pur essere trovato. Con il nuovo “Piano” tutti si aspettano chiare indicazioni sulle nuove politiche della compagnia. “Naturalmente -è la risposta- non conosco il piano che è in via di definizione e che sarà fra pochi giorni presentato; mi sembra ragionevole però aspettarsi delle decisioni in ordine al posizionamento di mercato e sulle alleanze, punti fondamentali per tentare d’invertire il ciclo negativo. Dalla decisione sul posizionamento necessariamente scaturiranno decisioni sulla composizione della flotta, dalle alleanze la definizione del network”.
“Per quanto bravo possa essere l’ad Del Torchio, e con lui tutti i manager di Alitalia, ritengo che alcuni punti dovrebbero essere preliminarmente chiariti sia ai soci “Capitani coraggiosi” che ai responsabili della politica, che stante le prime avvisaglie sembrerebbero positivamente orientati verso la soluzione dei problemi del settore che sono poi quelli principali della compagnia”.
“Cercherei di far comprendere innanzitutto, proprio per evitare che qualcuno possa equivocare e pensare che con la nomina del nuovo ad, i problemi d’incanto si risolveranno, che il trasporto aereo è una industria ‘Capital intensive’, perciò l’Alitalia ha bisogno, per riuscire a produrre in maniera redditizia, di grandi investimenti e disponibilità d’accesso al mercato finanziario”.
“Secondo punto su cui vorrei essere ben sicuro è che tutti siano d’accordo che la situazione può essere corretta ma non certamente nel giro di mesi; per uscire stabilmente dalla crisi e tornare alla redditività ci vorranno almeno due anni se non tre”.
“Per ultimo, mi sincererei che la politica comprenda bene quale rischio corre il Paese se un ‘Asset’ come Alitalia -un mix irrazionale di orgoglio nazionale e di concreta industria leader in Italia del trasporto aereo che assicura migliaia di posti di lavoro- dovesse chiudere i battenti: sarebbero dolori per tutti”.
Perchè insistere tanto sugli aspetti relativi alla “Politica”; questa non dovrebbe stare fuori il più possibile da tutta la faccenda?
“Sono completamente d’accordo, la ‘Politica’ dovrebbe stare fuori da tutta la faccenda. Lasciatemi però fare solo due osservazioni; la prima, che le condizioni che determinano il tessuto complessivo in cui un’azienda si trova ad operare è essenzialmente determinato dalla politica, perciò è ad essa che bisogna fare un richiamo sulle responsabilità; la seconda riguarda il settore più propriamente aeronautico”.
“Abbiamo tutti assistito a quello che io chiamo un indecente finanziamento con soldi pubblici di ‘Interessi privati’, ovvero di compagnie straniere concorrenti di Alitalia che sono venute a fare ‘Shopping’ nel Belpaese. Nessuno si è accorto, o fa finta, che l’opportunità dei biglietti aerei offerti a prezzi stracciati, viene pagata salata in termini sociali, a carico di tutti i contribuenti”.
(Avionews)
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