“Un impatto devastante sul sistema aeroportuale europeo”: sono le conseguenze della pandemia che emergono dall’ultimo rapporto di Aci Europe sull’andamento del primo semestre 2020. Niente di nuovo, sostanzialmente, con il traffico passeggeri in calo del -64,2% durante la prima metà dell’anno – e quasi del tutto fermo nel secondo trimestre, con un calo del -96,4% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Tra gennaio e giugno la diminuzione del traffico passeggeri è stata lievemente meno pronunciata nei mercati extra Ue (-59,8%) rispetto a quelli Ue (-65,6%): un trend evidentemente legato ai blocchi meno severi imposti inizialmente in diversi paesi extra Ue, con i voli domestici meno colpiti di quelli internazionali.
Mentre i volumi di passeggeri sulle rotte internazionali sono diminuiti a un ritmo simile negli aeroporti non Ue e Ue (rispettivamente -65,1% e -65,4%), la diminuzione sulle rotte nazionali è stata meno acuta negli aeroporti non Ue (-50,7%) rispetto all’Ue quelli (-62,9%).
Da metà giugno, con la graduale riduzione delle restrizioni di viaggio, il recupero del traffico è cominciato ma ad un ritmo più lento del previsto. Di conseguenza, il traffico passeggeri attraverso la rete aeroportuale europea è ancora diminuito del -78% a luglio rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Ciò si è tradotto in ulteriori 208 milioni di passeggeri persi, portando la perdita totale di passeggeri dall’inizio dell’anno a 969 milioni.
“La ripresa è troppo lenta e incerta – ha dichiarato Olivier Jankovec, direttore generale di Aci Europe -. Nonostante gli sforzi disperati per ridurre i costi, gli aeroporti europei stanno bruciando denaro anche durante il picco della stagione estiva. Considerando la stagionalità della domanda, ciò non è di buon auspicio per i prossimi mesi. Se la ripresa non accelera in modo significativo, molti aeroporti finiranno semplicemente i soldi”.